La tragica vicenda di Natasha Pugliese, una giovane di 23 anni deceduta durante un intervento chirurgico al Policlinico di Foggia, ha sollevato un grave episodio di violenza nei confronti del personale sanitario. Cinque familiari della ragazza, fra cui il padre, due fratelli, la sorella e lo zio, sono stati rinviati a giudizio per aggressione ai medici. L’attenzione mediatica è ora rivolta al processo che si aprirà il 21 febbraio 2025, mentre continuano le indagini riguardo alle circostanze che hanno portato alla morte di Natasha.
Il rinvio a giudizio per aggressione
La prima udienza per i cinque imputati, accusati di aver aggredito il personale medico, è programmata per il 21 febbraio. Le accuse formulate dalla pubblico ministero Paola De Martino includono lesioni a personale sanitario e minacce. Inoltre, si ipotizza l’interruzione di pubblico servizio a causa dell’attacco violento avvenuto all’interno del Policlinico. Gli accusati sono assistiti dall’avvocato Francesco Santangelo e devono rispondere delle loro azioni che hanno scosso la comunità e sollevato interrogazioni sul trattamento riservato al personale sanitario in situazioni di emergenza.
La dinamica dell’aggressione
Le immagini dell’aggressione, diffuse sui social media, mostrano un quadro inquietante: i medici, spaventati dalla violenza dei familiari di Natasha, cercano rifugio in una stanza del reparto ospedaliero. La loro situazione si è fatta critica fino all’arrivo della polizia, che ha faticato a riportare l’ordine. Tre medici hanno subito ferite significative, tra cui una dottoressa con una frattura della mano a causa di una porta che ha schiacciato il suo arto. Questo episodio evidenzia non solo il dramma personale legato alla morte di Natasha, ma anche l’evidente crisi di sicurezza che affligge i luoghi di cura.
Reazioni e solidarietà al personale sanitario
Dopo l’aggressione, il direttore generale dell’Asl, Antonio Nigri, ha espresso il suo cordoglio per la perdita della giovane e ha manifestato la sua solidarietà ai medici aggrediti. Nigri ha ribadito che non è tollerabile alcuna forma di violenza nei confronti di chi lavora per la salute pubblica. Un messaggio di sostegno è giunto anche da parte della comunità sanitaria, la quale si trova a operare in condizioni sempre più difficili, capitalizzando su incidenti come quello avvenuto a Foggia dove la violenza ha colpito in maniera indiscriminata il personale sanitario.
Indagini sulla possibile colpa medica
Parallelamente al processo per l’aggressione ai medici, si trova in corso un’inchiesta riguardante la morte di Natasha, con 20 persone, tra medici e operatori sanitari, indagati per omicidio colposo. La giovane era stata ricoverata dopo un incidente stradale avvenuto il 18 giugno 2024: era stata investita mentre si trovava in monopattino nei pressi dello stadio di Cerignola. Al momento, l’autopsia sul corpo di Natasha non ha ancora fornito esiti definitivi, ma le indagini stanno cercando di chiarire le eventuali responsabilità legate alle cure ricevute.
L’epilogo di questa vicenda tragica sarà accompagnato da attese e tensioni, non solo per i familiari di Natasha e per il personale sanitario di Foggia, ma per tutta la comunità che si interroga su come gestire tali situazioni critiche e migliorare la sicurezza all’interno degli ospedali. Le dinamiche che hanno attraversato questi eventi pongono interrogativi sulla protezione dei professionisti della salute, sempre più spesso esposti a situazioni di rischio.