La beffa incredibile sulle pensioni nel 2025: cosa succederà davvero?

Il sistema pensionistico italiano si trova in un momento di attenzione: l’attesa rivalutazione degli assegni per il 2025, che avverrà in base ai dati Istat, sembra proprio che non soddisferà le aspettative.

Questo articolo esplorerà le caratteristiche della prossima rivalutazione, i suoi meccanismi di funzionamento e mostrerà degli esempi concreti per comprendere meglio come cambieranno i cedolini dei pensionati italiani. Analizziamo i dettagli.

Un aumento sottotono: cosa aspettarsi nel 2025

Nel lontano 2025 è previsto un incremento degli assegni pensionistici pari a un modesto 1,6%. Questo numero, che potrebbe apparire un po’ avvilente, è nettamente inferiore rispetto al 5,4% che è stato implementato nel 2024. Le ragioni di questo cambiamento stanno da far ricondurre all’andamento dell’inflazione che, in Italia, ha visto una flessione marcata. Tuttavia, molti pensionati si aspetterebbero qualcosa di più. Fra i tanti, c’è chi si chiede fino a che punto questo calo potrà influenzare il loro potere d’acquisto.

Il dato che fa riflettere è il fatto che, nonostante il rallentamento dell’inflazione porti benefici ai consumatori – visto che i prezzi crescono a un ritmo più lento – per i pensionati la storia sembra piuttosto diversa. Con un aumento che non riesce nemmeno a tenere il passo con i costi della vita, molti pensionati potrebbero dover affrontare delle difficoltà economiche. Se rallenta l’inflazione, i pensionati hanno diritto a una rivalutazione, ma non così generosa come l’anno precedente. Qui è dove entra in gioco l’importante tema dell’adeguamento annuale.

Il meccanismo della rivalutazione: cosa significa?

Moltissimi non sanno che la rivalutazione non è un processo casuale o arbitrario. Essa è regolata dalla legge italiana e ha il compito di adeguare gli importi degli assegni per mantenere il potere d’acquisto dei pensionati. Bene, in pratica i tassi d’aumento annuali si basano sugli indici Istat, che sono come un barometro dell’andamento dei prezzi e dell’inflazione. Ciò implica che non tutte le pensioni beneficeranno dello stesso aumento, andando anzi a colpire in modo differente le pensioni più elevate rispetto a quelle più basse.

Il sistema di “indicizzazione differenziata” è stato introdotto proprio per affrontare queste disparità. Le pensioni più basse, ad esempio, beneficeranno di una rivalutazione totale, mentre quelle più elevate godranno di un aumento solo parziale. Per illustrare, le pensioni fino a quattro volte il minimo INPS vedranno la rivalutazione totale, mentre altre categorie con assegni superiori subiranno aumenti inferiori. È una manovra pensata per garantire maggiore equità, ma che ha portato a malcontento tra chi ha pensioni più alte.

Nell’anno 2024, la rivalutazione per le pensioni più basse è stata fino al 100%, mentre i pensionati che ricevevano assegni più elevati hanno visto semplici incrementi. Questo potrebbe far riflettere su quanto possa essere scottante il tema delle pensioni in un paese dove sempre più persone si trovano coinvolte in questo sistema.

Inps (ilsovranista.it)

Esempi concreti: come cambierà la situazione nel 2025?

Una volta che conosciamo la percentuale di aumento per il 2025, è interessante esaminare come questo ridotto rincaro influenzerà realmente i pensionati. Ecco un paio di esempi per fare chiarezza. Prendiamo in considerazione un assegno mensile di €1.800, che è una cifra piuttosto comune per molti pensionati. Con un aumento dell’1,6%, questa cifra verrebbe incrementata di circa €28,8. Sembra poco, ma per chi vive di pensione, ogni euro conta, non si può negare.

Se ci spostiamo a un assegno di €2.400, qui entra in gioco l’indicizzazione differenziata. Per questa fascia, l’aumento sarà del 90% dell’1,6%, che porta a un incremento di circa €21,6. Anche per chi ha pensioni più alte, la situazione non migliora. Prendiamo come esempio un importo di €3.200: l’aumento sarà solo dello 0,8%, traducendosi in un misero €25,6 al mese. È facile intuire che alcuni pensionati potrebbero tirare le somme e rendersi conto che non ci saranno davvero molte differenze sostanziali nei cedolini a causa di questi piccoli incrementi.

Tuttavia, la differenza rispetto al 2024 è palese: l’assegno è molto più statico e, con un sistema pensato per bilanciare i vari importi, alcuni potrebbero sentirsi trascurati. Rimanere da vedere come il sistema continuerà a trattare i pensionati nei prossimi anni. Un tema da seguire attentamente, non c’è dubbio.

Published by
Roberto Arciola