La storia di Gioacchino: da hikikomori a narratore teatrale, un viaggio verso la consapevolezza - Ilsovranista.it - Foto generata con AI
L’esperienza di Gioacchino Cappelli, un giovane attore siciliano noto per la sua lotta contro l’isolamento, è diventata un importante messaggio di speranza e consapevolezza. Con la sua madre, l’attrice Lucia Sardo, che interpreta la cantautrice Rosa Balistreri, Gioacchino racconta la sua traversata da una vita rinchiusa in casa a un esordio attoriale che mira a sensibilizzare famiglie e adolescenti sul fenomeno dell’hikikomori.
Gioacchino Cappelli ha vissuto in un profondo stato di isolamento per anni, rinchiuso nella sua stanza. La sua unica connessione con il mondo esterno era un computer acceso, dal quale cercava conforto e rifugio da un reale che lo opprimeva. La sua storia è rappresentativa di un numero crescente di ragazzi, definiti “hikikomori”, caratterizzati da un forte disagio sociale. Questo comportamento ha mostrato un incremento notevole, specialmente dopo la pandemia di Covid-19, che ha amplificato le difficoltà relazionali tra i giovani.
Gioacchino, figlio di due attori, si trovò a fronteggiare la scuola e le pressioni sociali da una posizione di vulnerabilità. Ultimamente, si stima che in Italia tra i 50 e i 70 mila giovani vivano simili esperienze di ritiro. Secondo la psicologa Elina Valenti, che si occupa dell’Associazione Hikikomori Italia-Sicilia, questo non è solo un problema di introversione, ma è legato a una serie di modalità adattive all’annosa ansia sociale. Molti di questi ragazzi vantano un quoziente intellettivo elevato, ma la loro sensibilità e il bisogno di isolamento diventano barriere invalicabili.
Lucia Sardo ha raccontato di come la sua consapevolezza riguardo alla situazione di Gioacchino sia nata quando il figlio fu bocciato a scuola. All’inizio, la madre non si rese conto della gravità del problema. Gioacchino, descritto come un “genio”, passava notti insonni a giocare ai videogiochi e dormiva durante il giorno, ingannando tutti, compresi gli insegnanti. La scoperta dell’hikikomori e la ricerca di soluzioni d’emergenza sono state un processo lungo e difficile.
Sardo ha provato ogni possibile approccio, da una dolcezza infonde alla disperazione. Ricorda un episodio in particolare: entrò nella stanza di Gioacchino con una mazza da baseball e distrusse ogni oggetto, nella speranza che questo potesse scuotere il figlio dalla sua apatia. Bottare via la sua PlayStation non portò ai risultati sperati. Fu solo attraverso la ricerca di informazioni in lingua inglese che la madre scoprì il termine hikikomori e cominciò a dare un nome a questa allarmante condizione che affliggeva suo figlio.
Il racconto di Lucia Sardo non si limita al suo ruolo di madre. Anche lei, nel mentre, si sentì imprigionata nelle quattro mura di casa, affrontando una crisi personale e lavorativa. La consapevolezza del problema del figlio e il contatto con una clinica specializzata in Valle d’Aosta furono determinanti per il suo recupero. Il confronto con i medici le confermò che non era solo un genitore inadeguato, come spesso si può sentire, ma una madre in una situazione complessa e poco compresa dalla società. Questa fase di riappropriazione del proprio spazio personale fu cruciale per l’ulteriore sostegno che poteva offrire a Gioacchino.
Reminiscenze di quel periodo turbolento riemergono ora nella vita di Gioacchino Cappelli, impegnato nella recitazione e nel contatto con altri ragazzi. Ha deciso di dare voce alla sua esperienza attraverso uno spettacolo intitolato “C’è nessuno“. L’intento è chiaro: far prendere coscienza dei segnali di disagio giovanile e incoraggiare una comunicazione più sincera tra genitori e figli. Gioacchino afferma che l’ascolto è fondamentale e che ogni giovane merita di essere compreso, di sentirsi supportato e non giudicato.
Mentre narra la sua storia, Gioacchino invita le famiglie a entrare nella vita dei propri figli, a conoscere appieno le loro passioni e i loro mondi. Questo approccio potrebbe non solo spezzare il muro di silenzio che spesso caratterizza studi simili, ma anche facilitare l’emergere di nuove relazioni e comprensioni. La sua trasformazione da hikikomori ad attore è non solo una storia personale, ma un faro di speranza per molti giovani che si trovano nella stessa situazione, rimarcando l’importanza della condivisione e del dialogo.