Processo per l’omicidio di Nada Cella: possibili ritardi a causa di un’istanza di legittimità

Il caso di Nada Cella, la giovane segretaria assassinata a Chiavari nel 1996, torna al centro dell’attenzione. La prima udienza del processo è fissata per il 6 febbraio 2024, ma un’istanza di legittimità costituzionale presentata da uno dei legali degli imputati potrebbe compromettere il regolare avvio del procedimento. Questo articolo esamina i dettagli del caso e le implicazioni legali che potrebbero influenzare il processo.

Un omicidio irrisolto per quasi tre decenni

Nada Cella venne uccisa il 6 maggio 1996, un crimine che ha segnato profondamente la comunità di Chiavari e che è rimasto un mistero per quasi 29 anni. La ragazza, che lavorava come segretaria per il commercialista Marco Soracco, fu trovata morta nel suo studio, un delitto che appariva inspiegabile. Il caso, considerato un cold case, ha riaperto i battenti grazie a un nuovo impulso investigativo arrivato nel 2021, quando la criminologa Antonella Pesce Delfino ha riavviato le indagini, portando alla luce dettagli cruciali che hanno portato a risvolti giudiziari.

La situazione è divenuta più complessa con la recente riapertura del caso, quando la Corte d’appello di Genova ha accolto il ricorso della Procura contro il proscioglimento delle tre persone coinvolte: Annalucia Cecere, l’ex insegnante accusata di omicidio, Marco Soracco e Marisa Bacchioni, entrambi accusati di favoreggiamento e false dichiarazioni. Le nuove scoperte, in particolare la presenza di bottoni trovati nell’abitazione di Cecere, sembrano legare direttamente l’imputata al crimine, generando un vortice di interrogativi e aspettative.

L’istanza di legittimità costituzionale e le sue implicazioni

Il 6 febbraio si preannuncia cruciale per il futuro del processo, in quanto la difesa di Soracco e Bacchioni, rappresentata dall’avvocato Andrea Vernazza, ha presentato un’istanza di legittimità costituzionale. Questo atto legale sostiene che il provvedimento della Corte d’appello, che ha disposto il rinvio a giudizio, manchi di motivazione adeguata, contravvenendo così a quanto stabilito dalla legge. Vernazza ha sottolineato che, in un contesto legale, è fondamentale che ogni decisione di rinvio a giudizio sia supportata da argomentazioni solide e che, nel caso specifico, non ci siano motivi validi per superare l’oltre ragionevole dubbio.

Se la Corte d’assise accoglierà l’eccezione sollevata, la questione approderà alla Corte costituzionale per una valutazione ulteriore. Al contrario, un’eventuale bocciatura consentirebbe al dibattimento di proseguire, approfondendo le accuse contro i tre imputati. Il giorno dell’udienza non sarà dedicato solo alla memoria presentata da Vernazza, ma anche al confronto con il pubblico ministero Gabriella Dotto e gli avvocati delle parti civili, che rappresentano la madre e la sorella della vittima.

Il delitto di Chiavari e le prospettive future

Il delitto di Nada Cella ha riacceso l’interesse pubblico grazie non solo all’emozione suscitata dalla sua storia, ma anche alle complesse dinamiche legali che lo circondano. La tesi dell’accusa punta sulla gelosia di Annalucia Cecere nei confronti di Cella, motivata da un’infatuazione nei confronti di Soracco. I bottoni rinvenuti da pesante lettura da parte dei carabinieri rappresentano un collegamento diretto tra Cecere e il luogo del delitto, che non fu inizialmente considerato dagli inquirenti e sul quale, ora, la Procura sembra poter costruire prove decisive.

Con lo sviluppo delle indagini e l’udienza imminente, i riflettori saranno puntati su come il sistema giuridico italiano gestirà una questione così delicata e lunga. Potrebbe esserci un significato più profondo in questa riapertura del caso: una questione di giustizia che trascende il tempo e si confronta direttamente con l’eredità di un crimine che ha scosso l’intera comunità. La città di Chiavari, nel frattempo, resta con il fiato sospeso, in attesa di una risoluzione che possa finalmente portare chiarezza su un caso ancora irrisolto.

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